Quando si parla di un libro che mescola mitologia norrena, lotte divine e apocalissi imminenti, viene spontaneo chiedersi: che ruolo può avere una storia d’amore in un contesto così epico e drammatico?
In Riflessi di Ragnarok, il romance c’è, ma non è mai il cuore della narrazione. Perché questa scelta?
1. Un amore come strumento narrativo, non il centro della trama
La relazione tra Fenrir, il lupo titano, e Frida, la giovane strega, non è solo una storia d’amore: è un mezzo per esplorare il complesso rapporto tra destino e libero arbitrio, tra l’umanità e la divinità. È attraverso questo legame che i personaggi crescono e affrontano i loro conflitti interiori.
2. Il Ragnarok prima di tutto
L’epicità di Riflessi di Ragnarok sta nel suo cuore mitologico. La narrazione si concentra sull’ineluttabilità del destino, sulla guerra tra dèi e giganti, e sull’eterna lotta tra luce e oscurità. Un romance dominante avrebbe rischiato di offuscare la potenza simbolica e tematica della storia.
3. Una sfumatura che arricchisce, senza dominare
Il romance in questo libro non è un rifugio sicuro o una semplice parentesi. È un elemento che svela le fragilità e le ambiguità dei protagonisti.

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